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NON BUTTIAMOCI GIÙ - Nick Hornby

La notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, quattro sconosciuti si incontrano per caso: non hanno nulla in comune, tranne l'intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Martin per la sua reputazione distrutta; Maureen per una vita impossibile passata accanto a un figlio disabile; Jess - la sboccatissima Jess - per una delusione amorosa; JJ per il suo fallimento professionale e personale...
[Nick Hornby, NON BUTTIAMOCI GIÙ]
 

VALUTAZIONE DEL GRUPPO [da 0 a 10]
- FORMA: 6,5
- CONTENUTO: 7,5
- NEL COMPLESSO: 7

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Il libro devo dire "ahimè" mi ha deluso. Dopo un avvio incoraggiante, la narrazione non ha avuto sussulti particolari. La prima parte mi aveva sinceramente interessato. Le vicende si sono susseguite in modo abbastanza incalzante (la presentazione dei quattro personaggi, la decisione di rinviare il "rito", l'aiuto fornito a Jess per farla incontrare con Chad e l'accordo tra i quattro di posticipare l'ultimo salto). Ciliegina sulla torta è stata la notizia che Jess era la figlia del vice-ministro dell'educazione Inglese. Dopo questa "bomba", mi aspettavo chissà quali vicende, ed invece il libro non ha più presentato altre sorprese. Infatti salvo la vicenda della vacanza organizzata per Maureen, il viaggio compiuto da quest'ultima con Jess per incontrare la ex moglie di Martin e il suicidio compiuto da David Fowley alla fine della seconda parte, il resto della narrazione verteva su riunioni organizzate dai quattro nei posti più svariati (casa di Maureen, Starbucks, una caffetteria ecc ecc). Sicuramente Hornby ha utilizzato delle soluzioni rigurado alla forma molto interesanti: come la narrazione in prima persona che ha consentito di vedere da punti di vista differenti le azioni dei personaggi (quello che per Jess era consentito e lecito per Maureen era volgare). Tra l'altro ciò ha reso la narrazione "intima" in quanto nelle parti non dialogate sembrava di leggere un diario. Altro elemento che sicuramente è parso evidente è stato l'uso di parole dal contenuto "forte", ma nonostante tutto ritengo che siano state utilizzate in modo proporzionale alla tipologia dei personaggi. Non ho visto un uso provocatorio del linguaggio.
Queste note positive non mi hanno convinto a cambiare idea; speravo che Hornby riuscisse a convincermi di più. Dopo questa lettura troverò difficile cominciare un suo nuovo libro.
Per concludere, c'è una cosa che mi ha fatto sorridere e riflettere allo stesso tempo. Quando ho letto a pag.46: "Non sapevo che aveva quindici anni... Mi aveva detto di averne diciotto. Ne dimostrava diciotto." la mia mente è andata alle vicende nostrane. Qui ho capito come ci sia una voragine tra le società Anglo-sassoni e quella Italiana. Negli USA e nel Regno Unito, a differenza dell'Italia, quando un personaggio pubblico (un vip, un politico ecc) commette un errore è pronto a fare "mea culpa" e a cospargersi il capo di cenere. Addirittura nell'ambito politico, fatti che sono collegati alla sfera privata (come ad esempio un tradimento) portano alle dimissioni dell'onorevole, ministro ecc. Sono gli stessi colleghi di partito a chiedere le dimissioni.
Con questi fatti la credibilità del personaggio pubblico viene meno e subentra la vergogna. Lo stesso Martin dopo poche righe afferma: "L'ho fatta fuori dal vaso. Non cerco scuse. Mi sento così da schifo che voglio morire.". In Italia invece, il politico travolto dallo scandalo, non solo adduce scuse ma trova sostegno nei suoi sodali. Passa la logica del "così fan tutti", logica che impedisce l'assunzione della responsabilità.
[Davide Magalini]

Divertente, brillante, originale e al tempo stesso profondo e riflessivo. Peccato per il linguaggio troppo sgrammaticato e scurrile che rende difficoltosa la lettura.
[Linda Rinaldi]

Iniziato con una certa diffidenza, questo libro ha finito col conquistarmi. Merito dell'originalità della storia e della bravura di Nick Hornby nel dare voci così spietatamente umane a personaggi tanto diversi tra loro. Il continuo alternarsi dei punti di vista riesce a disegnare bene una vicenda tanto strampalata alla superficie ma che si rivela in tutta la sua universalità non appena si scende un po' sotto, dove viene a delinearsi il denominatore comune a larga parte delle esistenze contemporanee: un senso di "spaesamento" che ognuno cerca a proprio modo di rimuovere, finché per alcuni (i più fragili o i più forti?... i più sciocchi o i più sensibili?...) arriva il giorno in cui non ci si riesce più, e l'unica soluzione sembra essere quella di lasciare il "Paese"... A meno che non si abbia la fortuna di far reagire la propria miseria con quella degli altri, guadagnando una proroga dopo l'altra, come accade allo strambo campionario umano messo in scena da Nick Hornby...
[Marco Gasparini]